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Trombettieri, soldati, porta insegne, flabelliferi. Radamès. Chiudono il corteo i prigionieri etiopi. Dalle gradinate dell'Arena, il pubblico ascolta incantato le note della marcia trionfale. È il 10 luglio 1982. È l'Aida di Gianfranco de Bosio. La più vista al mondo. Non è stato facile metterla in scena. Non bastavano le idee del regista, bisognava rifare la mitica Aida del 1913, quella del tenore Giovanni Zenatello e dello scenografo Ettore Fagiuoli. L'avventura di Gianfranco de Bosio comincia nell'estate del 1981. De Bosio, regista di teatro, televisione e cinema, conosce l'Arena come le sue tasche, ne è stato a lungo sovrintendente: ne conosce limiti e grandezze, conosce il pubblico che la frequenta. Decide di partire dai due bozzetti originali di Fagiuoli, il quale aveva capito che non serviva ricostruire l'Egitto, perché l'Egitto era già lì: l'Egitto era l'Arena di Verona. I suoi bastioni, le sue gradinate sapevano già di grand-opéra. A questo punto, e nel giro di neanche un anno, de Bosio deve compiere un'impresa titanica: recuperare foto, testimonianze, articoli, note di sartoria, tutto ciò che serve per ricreare e far rivivere l'Aida del 1913. "Aida 1913-2013" è il diario dei giorni che portarono al fatidico 10 luglio, ed è la cronaca dei trent'anni che seguirono. Il successo dell'Aida di de Bosio infatti fu talmente travolgente che fu riportata in scena non solo nella stagione teatrale successiva, ma quasi ogni anno fino al 2013.